Brexit: le conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea

Che l’UE sia sempre stata un po’ stretta al Regno Unito lo sappiamo da tempo, ma negli ultimi anni il concetto di Brexit è diventato centrale, riuscendo a catturare l’attenzione principale dei grandi media in tutto il mondo. Con un referendum tenutosi il 23 giugno 2016 e una percentuale di 51,89% di voti favorevoli il Regno Unito è così uscito dall’Unione Europea – passaggio divenuto effettivo da Gennaio 2021.

E proprio durante il 2020 e l’inizio del 2021 abbiamo potuto assistere ai primi cambiamenti, taluni importanti e altri forse non ancora troppo drastici.

Vediamo insieme quali sono state le principali conseguenze, ad oggi, della Brexit nel panorama europeo.

Contesto

Il 23 giugno 2016, con un’affluenza del 72%, 46.501.241 elettori britannici si sono recati ai seggi per esprimere il loro voto circa il referendum Brexit: Leave or Remain.

Il Leave, che è stato votato, come anticipato, dal 51,89% degli elettori, ha ottenuto la maggioranza in Inghilterra e in Galles, non riuscendo però a convincere Scozia e Irlanda del Nord in cui il Remain ha avuto la meglio. Statisticamente, inoltre, la parte più giovane del Paese ha mostrato più interesse nel rimanere nell’UE, mentre i più anziani sono stati determinanti per l’addio al continente.

Premessa importante da non trascurare è poi il contesto in cui si è concretizzata l’uscita UK dalla UE: non dimentichiamoci, infatti, che il periodo di transizione prima dell’effettivo passaggio – e cioè da gennaio a dicembre 2020 – è coinciso con l’avvento della pandemia mondiale di Covid-19, che peraltro ha colpito molto duramente proprio il Regno Unito. Tutto il mondo si è fermato, i trasporti hanno rallentato, così pure i mercati.

Non è dunque semplice riuscire a fare una chiara distinzione tra quelli che sono stati gli effetti della Brexit e quelli invece della pandemia, ma è evidente che la commistione di questi fattori ha influenzato non poco la situazione, portando a rapidi cambiamenti non del tutto attesi.

Importazioni ed esportazioni

Il dato più significativo si è registrato proprio all’inizio del 2021 in relazione agli scambi commerciali di importazioni e, soprattutto, esportazioni.

In particolare, chi ne ha risentito maggiormente sono stati il settore alimentare e quello medico: il primo con un calo di esportazioni verso l’Europa del 75% a gennaio 2021 rispetto a dicembre 2020, e il secondo con un calo a sua volta pari al 25% – secondo le stime dell’Office for National Statistics inglese (ONS).

Anche le importazioni dall’UE hanno subito un notevole crollo (-28,8%) nello stesso periodo, ma in proporzione si è trattato di un dato di molto minore rispetto alle esportazioni (-40,7%), con molta probabilità a seguito dell’introduzione da parte dell’Europa di controlli doganali – dal 1° gennaio 2021 – diversamente dal Regno Unito.

L’impatto più forte di questo cambiamento si è registrato nell’economia e gestione delle piccole-medie imprese, rispetto ad aziende più strutturate e multinazionali che, per loro natura, erano già abituate a trattare dazi e contratti al di fuori della circoscrizione europea.

Accessibilità del Regno Unito dopo la Brexit

Uscendo dall’UE il Regno Unito diventa a tutti gli effetti un paese estero, e ciò porta con sé evidenti sconvolgimenti sotto molti aspetti: studio, lavoro, turismo, merci, trasporti e così via.

Per quanto riguarda la documentazione necessaria, non è più sufficiente la carta d’identità per accedere al Paese. Resta il controllo documenti in fase di partenza e arrivo – poiché l’area non ha mai fatto parte della Convenzione di Schengen -, ma dalla Brexit in poi sarà necessario esibire come documento personale il passaporto.

Per potersi trasferire per più di 3 o 6 mesi sarà necessario munirsi di un visto per poter lavorare e vivere in UK. Per avere la possibilità di uno sviluppo professionale nel Paese poi, e monitorare l’andamento dell’immigrazione, sarà consentito l’ingresso solo a coloro che avranno un lavoro pagato più di 30mila sterline l’anno dal datore di lavoro, puntando a delle risorse qualificate che possano contribuire al benessere del Paese.

Lo stesso vale per le vacanze, per cui servirà un visto turistico ottenibile anche online.

Quello degli studenti Erasmus rappresenta uno dei punti caldi su cui UK e UE si sono confrontati: lo scambio universitario è fondamentale e un’opportunità che non va sacrificata, motivo per cui, nonostante le necessarie modifiche il Governo inglese si è impegnato a mantenere una formula quanto più efficiente possibile.

Dal punto di vista dei trasporti si intensificheranno i controlli di frontiera anche a bordo del treno veloce francese TGV, linea sotterranea che unisce Regno Unito e Francia sotto il Canale della Manica.

Per quanto riguarda il discorso merci, abbiamo già accennato all’aumento degli oneri al passaggio della frontiera e possiamo farci un’idea dell’entità del cambiamento se pensiamo a quanto effettivamente l’economia inglese si appoggi all’importazione dei prodotti esteri, siano essi cibo, abbigliamento, arredamento ecc.

Cosa cambia invece per la moneta? Sappiamo che il Regno Unito è sempre rimasto fedele alla sterlina, ma fino alla Brexit era possibile nelle attività del luogo pagare anche in Euro, completamente banditi a partire dal 1 Febbraio 2020.

Quello della Brexit è stato, senza dubbio, un cambiamento importante per l’assetto del Paese stesso, dell’Europa e di tutti quei paesi che vengono in contatto con UK.

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